Guglielmo Caccia vive in un tempo compreso fra la seconda metà del Cinquecento e la prima metà del Seicento. “Moncalvo, all’inizio del Seicento poteva contare circa 2500 abitanti. Di questa popolazione facevano parte una cinquantina di frati ai quali vanno aggiunti i venti o trenta sacerdoti secolari (parroco, viceparroco, titolari di benefici e cappellanie, rettori di chiese)”. Così racconta lo storico Giuseppe Vaglio nel volume scritto con Andrea Monti e don Giorgio Bertola intitolato Le chiese di Moncalvo e i capolavori di Guglielmo e Orsola Maddalena Caccia (Lorenzo Fornaca editore).
Erano tempi turbolenti. Il Moncalvo nasce nel 1568, cinque anni dopo la fine del Concilio di Trento. E’ questo un evento fondamentale nella storia della Chiesa. Il cattolicesimo volta pagina. Il Concilio dura circa vent’anni e detta la strategia con la quale la Chiesa scende in campo per contrastare la Riforma protestante di Martin Lutero che dilaga per l’Europa. In tutti i campi: nella teologia, nei seminari, nella liturgia e anche nell’arte.
Nove anni dopo la nascita del Moncalvo (dunque nel 1577), san Carlo Borromeo pubblica due opere, indicando le istruzioni della Chiesa che riguardano l’arte e la pittura. Istruzioni severe alle quali gli artisti sono invitati ad obbedire.
L’arte sacra ha una funzione pedagogica ed è uno strumento di evangelizzazione. Deve servire a educare i fedeli. La pittura è uno strumento che colpisce l’immaginazione dei credenti: quindi li invita al raccoglimento, alla preghiera, all’umiltà. Nessuna simbologia, nessuna allegoria. La gente deve capire quello che vede. “Si eviterà rigorosamente – scrive san Carlo Borromeo – tutto ciò che sia profano o osceno”.

A questo punto mettiamo a confronto due immagini. La prima riguarda una parte del Giudizio Universale di Michelangelo Buonarroti che si trova nella Cappella Sistina presso la Santa Sede: opera conclusa nel 1541 (prima metà del Cinquecento), capolavoro assoluto, grande prova di teologia visiva. (Fisicità, vitalità, potenza del colore).

La seconda immagine è il San Matteo Evangelista e l’Angelo di Guglielmo Caccia, dipinto nel 1580 circa (seconda metà del Cinquecento), che si trova nella chiesa di San Paolo a Casale. (Grande raffinatezza, creature devote, pittura ispirata da una spiritualità più interiore. Le figure di Michelangelo sono potenti, sia nel peccato che nella grazia. Le figure del Caccia sono adoranti).
Due immagini che rivelano una sensibilità e una cultura completamente diverse. Fra le opere dei due pittori sono trascorsi quarant’anni. Buonarroti resta ispirato dal Rinascimento: l’uomo al centro del mondo, dominatore della natura e degli eventi. Notate lo slancio dei corpi, la tensione quasi eroica della nudità.
Se Michelangelo è il Rinascimento, il Moncalvo è il post-Rinascimento. Un’epoca di crisi. Le guerre di religione devastano per decine di anni l’Europa, epidemie e carestie mietono milioni di vittime. Un’epoca in cui prende forma, a poco a poco un’altra cultura. Torna il senso del limite dell’uomo, del peccato, della fragilità della creatura umana. E dunque, sul piano dell’arte, si afferma una nuova sensibilità: più proiettata nell’interiorità, meno esuberante, più religiosa nel senso tradizionale del termine.
Le figure del Caccia sono pie, gli sguardi esprimono la venerazione per il divino. E poi, pittura delicata, colori più sfumati che intensi, l’idea di una misurata e finissima raffinatezza. Figure che si intonano con il silenzio delle chiese, luoghi di adorazione e preghiera.
Guglielmo e Orsola Maddalena
Il pittore Guglielmo Caccia era nato a Montabone (Asti) nel 1568; nel 1589, presso la parrocchia di Sant’Ilario in Casale, sposò Laura Oliva, figlia del pittore Ambrogio, di Trino. Di lì a poco i coniugi si trasferirono a Moncalvo: il Caccia era stato chiamato a collaborare ai lavori iniziati a Crea nel 1590 e la scelta di risiedere in questa piuttosto che in altra località nei pressi del santuario fu dovuta con ogni probabilità all’importanza e alla vivacità della cittadina, con le sue fiere, il suo mercato, le sue botteghe e specialmente con i suoi conventi e le sue chiese, le quali si sarebbero abbellite delle opere del nostro artista, che non a caso sarebbe divenuto famoso come “il Moncalvo”.
Dal matrimonio nacquero sei figlie e tre figli. Fra il 1614 circa e il 1620, quattro delle figlie si monacarono nel monastero delle orsoline in Bianzè: fra queste Theodora, che, nata nel 1596, probabilmente dal 1611 aveva iniziato il suo apprendistato come pittrice nella bottega del padre, del quale sarebbe diventata collaboratrice a tutti gli effetti, e che assunse il nome di suor Orsola Maddalena.
Nel 1625, il Caccia, insieme con i rappresentanti della comunità moncalvese, si rivolse al vescovo di Casale, mons. Scipione Agnelli, chiedendogli di poter erigere in Moncalvo un nuovo monastero di orsoline, dove trasferire le quattro figlie monache, per averle vicine in quelli che presagiva essere gli ultimi suoi giorni e per godere del prezioso aiuto di Orsola Maddalena: a tale scopo il pittore avrebbe donato uno stabile di sua proprietà. Dopo le dovute ispezioni, il 23 aprile 1625 il vescovo approvò la costituzione del nuovo monastero, dando licenza a Guglielmo di trasferirvi le quattro figlie monache.
Nel dare le istruzioni relative all’adattamento dell’edificio alla sua nuova destinazione, mons. Agnelli concesse di tenere aperto un uscio tra il monastero e l’adiacente abitazione del pittore, fino a quando nella comunità non fossero entrate nuove suore estranee alla famiglia Caccia: pure non trattandosi di un monastero di clausura in senso stretto, tale disposizione appare eccezionale, ma non immotivata, in quanto avrebbe permesso a Orsola di lavorare con il padre.
Questi venne a mancare entro l’anno (13 novembre 1625 ndr.) pochi mesi dopo l’arrivo delle quattro figlie monache e l’avvio della nuova fondazione. Nel 1626 arrivarono a far parte della piccola comunità le altre due figlie del Moncalvo, una delle quali dipingeva: si tratta della giovane Francesca che prese il nome di suor Anna Guglielma e che morì nel 1628”.
(Da Le chiese di Moncalvo e i capolavori di Guglielmo e Orsola Maddalena Caccia)