Adorazione dei Magi

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L’Adorazione dei Magi, olio su tela, è uno dei quadri di Guglielmo Caccia (1568- 1625) esposti nella chiesa parrocchiale di san Francesco.  Realizzato fra il 1602 e il 1610 è fra le opere più apprezzate del Moncalvo e ben rappresenta la pittura della Controriforma.

Il termine Controriforma (o Riforma cattolica) indica il periodo storico che si apre nella seconda metà del Cinquecento con il Concilio di Trento (1545 – 1563) nel quale la Chiesa cattolica definisce, vigorosamente, la propria strategia di opposizione alla Riforma protestante. E’ un’epoca di crisi. Guerre di religione ed epidemie devastano l’Europa. Nel campo dell’arte tramonta definitivamente la cultura e la visione del mondo post-rinascimentale.

E’ in questo periodo che si delinea l’affermarsi  di una nuova sensibilità religiosa destinata a modellare in nuove forme l’evolversi della produzione artistica. Torna il senso del limite e del peccato, la creatura umana riscopre la sua fragilità. E dunque, anche sul piano dell’arte si afferma una nuova sensibilità: più proiettata nell’interiorità, meno esuberante rispetto alla pittura del post-Rinascimento, più religiosa  nel senso tradizionale del termine. 

Le figure del Caccia sono pie, gli sguardi esprimono devozione e venerazione per il divino. E allora ecco i tratti delicati, colori più sfumati che intensi, l’idea di una misurata e finissima raffinatezza. Figure che si intonano con il silenzio delle chiese,  rievocano la solennità di luoghi di adorazione e preghiera.

Nell’Adorazione dei Magi il più anziano di loro incrocia con lo sguardo gli occhi di Maria e del Bambino. La scena è stata paragonata dagli studiosi a una rappresentazione teatrale, “una storia che veramente parla agli uomini di quel tempo come volevano i canoni dell’arte della Controriforma”.

Tre sono i protagonisti. Il Figlio di Dio fatto uomo, sua Madre, l’anziano visitatore il cui volto esprime l’evidente offerta d’amore che egli dona al Bambino. Il Caccia era un pittore credente e timorato di Dio. Verrebbe da dire che, nel dipingere il viso dell’anziano, egli ne abbia condiviso l’amore per il Bimbo.

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